Sant’Osvaldo: cimitero della “Compagnia Autonoma Volontari Arditi”

6 aprile 1916

 

A cura di Pierpaolo Silvestri

 

In data 16 aprile 1916 il Generale Luigi Cadorna così scrive:

“… In Val Sugana il giorno 12 nostre truppe espugnarono con brillante operazione Sant’Osvaldo ad ovest del torrente Larganza. Furono presi al nemico 74 prigionieri fra i quali 3 ufficiali.

Nella giornata del 13, nonostante il fuoco d’artiglieria avversaria, la posizione fu dai nostri saldamente rafforzata. …”

Questo è il primo bollettino di guerra in cui, anche se implicitamente, il Generale cita gli “Arditi” – in realtà è la Compagnia Autonoma Volontari Arditi-; sono loro che al comando del Capitano Cristoforo Baseggio conquistano il monte Sant’Osvaldo. In tale battaglia la Compagnia fu quasi totalmente annientata, tanto che lo Stato Maggiore dette ordine di scioglierla per mancanza di effettivi.

Il 12 aprile 1916, giorno in cui le truppe italiane prendono definitivamente il monte e Cadorna dirama il bollettino, a Scurelle, su un prato, il Capitano Baseggio radunando i suoi Volontari, li congedò dicendo:

“Arditi, che mi foste fedeli compagni durante otto mesi di combattimenti e sacrifici intesi a conseguire il sacro ideale della Patria libera e indipendente, nel lasciarvi sento il bisogno e il dovere di dire grazie a voi… . Non da tutti, o Arditi, è stata apprezzata la vostra condotta, tutta di sacrificio e di devozione alla Patria…, ma in me, in quanti vi videro e vi ammirarono, modesti quanto valorosi, non morrà il ricordo di voi e dell’opera vostra e della pagina gloriosa che avete scritto nella storia della guerra.” Sciogliendo la Compagnia aggiunse:

“Ritornate, o compagni, ai vostri Corpi e portate con voi il ricordo dei nostri morti e l’affetto del vostro Capitano –e divulgate fra i nuovi commilitoni quello spirito ardito, quella fede, quello slancio e fate conoscere quei metodi di combattimento che io vio ho insegnati e che sono i soli che permettono di conseguire la vittoria.”.

Parlando della pugna per la conquista del Sant’Osvaldo, Orazio Pedrazzi così scrive: “Maledetto Sant’Osvaldo! Da quel giorno fu il monte più odiato della Valsugana. Erano neanche trecento gli assalitori e nelle trincee, negli appostamenti blindati il nemico aspettava… le mitragliatrici, queste fredde ed implacabili assassine, non lasciavano in piedi nessuno, ogni passo era un combattimento. …Nessun ufficiale ebbe un premio o forse erano troppi i degni di encomio… ma su per il monte, nelle fosse senza nome, dove i cadaveri dei nostri vennero gettati dall’austriaco, giacciono a decine i volontari che volevano vincere e che per vincere morirono…”

Ricordiamo che sul culmine del Sant’Osvaldo (m.1715) esisteva una cappelletta distrutta dalle artiglierie. La chiesetta con la targa ricordante l’eroica impresa della “Compagnia della Morte” fu edificata dopo la guerra (1926) a 1451 metri. La targa, posta sulla facciata (1927) –lato sinistro- così recita: “RONCEGNO REDENTA / ALLA / COMPAGNIA ARDITI BASEGGIO / PREFAZIONE EROICA ALL’ARDITISMO ITALIANO / SI SCIOGLIEVA NELLA MORTE / E SI ETERNAVA NEL RICORDO / IL 3 - 6 APRILE 1916”. Le parole sono state dettate da Oreste Pedrazzi.

Alla cerimonia ufficiale dello scoprimento della lapide era presente il Generale Graziani, il Vice Prefetto di Trento, il Console della M.V.S.N. Guido Larcher, l’Onorevole Lunelli per la

 

Federazione Fascista, il Podestà di Roncegno, ufficiali, graduati e Arditi superstiti della battaglia.

A coronamento dell’impresa, il Capitano Cristoforo Baseggio ebbe, quale ricompensa, la Medaglia d’Argento al valore Militare con la seguente motivazione:

“Comandante di una colonna isolata di 1500 uomini si spinse all’attacco di due alture potentemente rafforzate, a varie ora di marcia dalla Divisione. –in due giorni di cruenti attacchi conquistava una prima posizione ed espletava una immediata ricognizione della seconda posizione difesa da un Battaglione.- Nel giorno seguente la attaccava risolutamente conquistandola e perdendola ben sette volte in micidiali combattimenti. –Stremato di forze, raccoglieva i pochi uomini rimasti e dopo averli allineati allo scoperto, ispezionando le armi, sfilava in parata al passo regolamentare davanti al nemico che, stupito, cessava il fuoco ed in seguito abbandonava la posizione, offendo campo di manovra alle successive operazioni della Divisione.

Volto – Sant’Osvaldo (Val Sugana) 3-6 aprile 1916”.

 

Ricordiamo che l’assalto al Sant’Osvaldo fu effettuato dagli antesignani degli Arditi con 50 centimetri di neve e con temperatura che rasentava lo zero. Essi appartenevano alla 15a Divisione. Alla fine della battaglia, i superstiti furono 57!

 

Con l’offensiva austriaca del 16-23 aprile, costata agli italiani 1050 morti e agli assalitori 1600, il Sant’Osvaldo rimase in mano nemica; perdendo di importanza strategica, essendosi spostato il fronte verso il torrente Maso, divenne osservatorio. Solo sul finire della guerra le truppe italiane tornano sul monte.

 

 

A.N.A.I.

La lapide posta sul lato sinistro della facciata nel 1927.

(foto De Signori. 3 dicembre 2006)

 

 

 

 

 

 

 

A.N.A.I.

 

 La chiesetta di Sant’Osvaldo (foto De Signori. 1 dicembre 2006.)

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